domenica 17 luglio 2011

La pecora è l'agnello dei poveri


Frase molto cara a i vecchi, e soprattutto al mio nonno che me l'ha ripetuta fin da quando ero piccola per sottolineare quanto ben di Dio avessi sotto gli occhi per Pasqua. nostra abitudine, e non solo, è quella di mangiare l'agnello per Pasqua, il problema che faceva scaturire questo modo di dire a mio nonno, presumo, fosse il fatto che non c'è peggior dispetto, per un cacciatore divora ciccia toscano, che avere tre nipoti femmina e per giunta disgustate dalla carne di agnello.
In realtà, questo modo di dire, nasceva dal sottolineare la povertà di taluni contadini che non potevano permettersi di uccidere un agnello per Pasqua (il "cucciolo" di pecora) e dovevano ripiegare sulla madre, la pecora. ragionamento economo mosso dalla pancia, che sapeva bene che l'agnello sarebbe cresciuto e diventato pecora e quindi avrebbe potuto dare ricotta, mozzarelle, lana e nuovi agnellini!!! A queste persone, dunque, conveniva ammazzare e mangiare la bestia che "aveva già svolto il suo lavoro" e far maturare il piccolo, sperando che la Pasqua dell'anno a seguire, si potesse infornere, con patate e pomodori, uno dei suoi figli.
Abbastanza triste come quadro, ma purtroppo è la crudele legge della terra, che per vivere devi, innanzi tutto, sopravvivere.

Purtroppo di questi tempi ci troveremo anche noi a ri-assaporare la vecchia pecora a discapito del disgraziato agnello, che per gli animalisti non sarà altro che una conquista, ma per gente che ha sofferto la fame come mio nonno, un semplice ritorno alla realtà.

2 commenti:

  1. Bellino questo post!!!!!!devo dire che i detti dei nonni, fanno quasi paura da quanto sono veritieri talvolta..e non passano mai di moda!

    Ma solo a me garba l'agnello???????O.o

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  2. Purtroppo credo solo a te e mio nonno, appunto

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