domenica 19 giugno 2011

Un hamburger all'Hard Rock Caffè


Se prima gli hamburger suonavano come qualcosa di esotico ed il Mc Donald era assolutamente un lusso, ad oggi sono una tradizione italiana. Ancora di più questo si sente quando nella propria città viene aperto uno di quei fast food noti solo oltreoceano che diventano un pezzo d'America a tre passi da casa tua.
Oggi ho visitato, per la prima volta, l'Hard Rock Caffè che hanno aperto a Firenze, la mia città, una settimana fa. La cosa più strana non è vedere come è stato trasformato il vecchio cinema Gambrinus, ma vedere l'Hard Rock Caffè, in sè, nella mia città.
C'era gente che comprava la caratteristica t-shirt, altri che bevevano enormi boccali di birra all'ora del thè e tanti altri che mangiano hamburger e patatine disinibiti, come se la struttura ci fosse sempre stata.
E pensare che prima era una tappa esclusiva di quando si viaggiava all'estero, che nemmeno ti domandavi cosa si provava ad avere questo negozio nella propria città e quasi lo avvertivi come un'attrattiva turistica, una sorta di museo moderno che ti faceva sentire come il protagonista di quel film americano che hai visto la sera prima.
Si potrebbe quasi dire che ai nostri giorni è più facile che un giovane conosca 10 tipi di menù di hamburger, che di prodotti tipici toscani.
La porti un bacione a Firenze al sapore di ketchup, verrebbe quasi da dire, cosa che per gli americani ha una tradizione dagli anni '50, ma che da noi profuma ancora di novità, di ribollita o cantuccini di Prato.


Gusti a parte (per esempio io non sono una grande patita del genere junky food) preferisco immaginarmi Eugenio Montale che sorseggia un buon espresso, magari con un cornetto, dopo aver visto la proiezione del giorno all'esclusivo Gambrinus, sia perchè decisamente più artistico e raffinato, ma soprattutto perchè sui libri di scuola studieremo la poesia Colesterolo di seppia.

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