giovedì 15 settembre 2011

Pop Corn sul divano


IL CIGNO NERO


Se la classe non è acqua, Natalie Portman, si è dispersa in un deserto, poichè in questo film non si presenta solo come una bellissima dea in scarpette da ballo, ma ti trascina, ti avvolge e ti trasporta dentro al dramma. Una storia complessa, come di difficile interpretazione è la danza classica, che fonde corpo, sentimento e trama, che il più delle volte termina con una morte. Questa volta a morire non è solo il cigno bianco come d'autore, ma è anche la povera protagonista che interiorizza i messaggi carnefici del mondo che le sta attorno. Una storia che, oltre a spiegare al mondo le pressioni del mondo della danza, ci scaraventa all'interno delle visioni della protagonista che si trova ad affrontare le sue più grandi paure. Qui non è il palcoscenico ha terrorizzare, ma il giudizio del pubblico più difficile, sè stessi. L'ansante ricerca della perfezione porta la ballerina a sacrifici, introspezioni e pensieri chimerici, che si spengono solo con la morte. Un doppio gioco fra bene e male, detto e taciuto, espresso e represso che si esemplificano nella compenetrazione, in un'unica persona, di due identità opposte: il cigno nero e il cigno bianco. Metafora che viene continuamente alimentata e palesata agli occhi degli spettatori attraverso giochi di colore, di figure e personaggi all'interno del film e dai pensieri autolesionistici della protagonista, che non si trova a combattere fra il suo concetto di bene e di male, ma fra la sua infanzia in dissolvenza e la sua indomabile maturità.

IL COLLEZIONISTA D'OSSA:


Film ormai vecchiotto che solo i grandi amanti dei thriller hanno sicuramente già visto, o in prime tv alla televisione, o sul grande schermo o persino in versione programmazione estiva di ripiego. In ogni caso all'inizio è stato molto accattivante, soprattutto il poliziotto interpretato da Denzel Washington, che infermo sul suo letto riesce a giostrare l'indagine di un assassino, come un direttore d'orchestra guida un concero a teatro. Tutto molto dettagliato ed eccitante, fino a quando non arrivi al finale, che diventa acerbo, già consumato e frettoloso. L'assassino lo incontri per puro caso in un paio di scene, e solo alla fine vengono motivate le sue azioni attraverso flashback sconnessi. Io l'ho visto solo recentemente, ma fino agli ultimi quindici minuti lo avrei giudicato a pieni voti, ma al momento della resa dei conti l'ho trovato ridicolo e distante, mi sono sentita come tirata fuori dai giochi tra due colleghi che condividono una memoria comune.

1 commento: