mercoledì 4 gennaio 2012

La Befana vien di notte con le calze tutte rotte?

Apro con una domanda che lascio chiudere a voi questa discussione, in quanto non so se è ancora il caso di parlare di Befana e di calze rotte, in quanto la vecchina che riempiva le calze dei bambini con chicche di tutte le forme e colori, nasce nel primo dopo guerra quando le calze erano calzettoni, e quando le portavano sia gli uomini che le donne e soltanto in cotone.
La rivoluzione è avvenuta negli anni '50, quando la befana ha iniziato ad esibire sotto gonne a ruota le sinuose gambe avvolte da collant di seta, raso o nylon ed è in questo clima che la donna ha scoperto la sensualità dei collant e tutte le lunghezze che possano avere.
Ecco le collezioni invernali made in Italy (in quanto siamo le madri del prodotto ed il primo paese produttore ed esportatore) che nel secolo corrente ci fanno domandare alla Befana di tenersi caramelle e cioccolatini, ma di lasciarci la calza!!!
Iniziamo dal primo marchio italiano, Calzedonia, primo non cronologicamente parlando ma a livello di commercio e notorietà:

Sempre dalla stessa fabbrica escono anche i pezzi contati (perchè i modelli sono pochi numericamente) di Intimissimi, che nonostante sia la mamma di Calzedonia, nella vita, si occupa di tutt'altro, o meglio, di altre parti del corpo.


Altra fabbrica tutta italiana di intimi, conosciuti come quelli "che non strappano, non stressano e non stringono", è la Pompea. Dopo un periodo nell'anonimato riesce ad entrare in quasi tutte le case italiane, e non solo, che senza spendere troppo riescono a far entrare la moda in casa: ecco l'inverno colorato Pompea.


La Sampellegrino è una casa di moda italiana che, producendo calze, ha fatto la sua fortuna agli inizi degli anni '90. Con la commercializzazione di massa e con l'importazione di tantissima scelta per i clienti, anche nel settore calze, ha fatto sì che oggi sia un marchio un pò più marginale. Nonostante ciò ecco cosa ci offre:


Persino Yamamay farebbe, alla carta, tutto un altro sport. La casa di lingérie italiana, nel tempo libero, si diletta ad abbinare ai suoi completini collant e pantacollant di ultima tendenza; eccone qualche assaggio di quest'annata:


L'intimo italiano più costoso resta quello di Verdissima, e dunque anche le calze che produce godono dello stesso primato, ma basta vederle per intuirne il motivo:


Passiamo, adesso, alla nota dolente. Nemmeno a farlo apposta, proprio oggi che avevo in mente questa discussione ho sentito al telegiornale una notizia che mi ha rattristito al quanto. Il marchio Omsa lascerà a piedi 350 dipendenti, di cui 320 donne, per andare a produrre le sue calze in Serbia. Questi sono i modelli Omsa per quest'inverno, che non vi chiedo di guardare per prendere a modello (pur essendo belli), ma di memorizzarli per boicottare il marchio, in quanto queste calze, sono state le ultime prodotte da mani di donne italiane.


Della stessa famiglia fa parte anche il marchio Goldenlady, che ha riunito le une e le altre sotto il nome di Goldenpoint (che poi è solo il nome del punto vendita) e se una volta Nek ci cantava "Golden Lady i'm lost without you", purtroppo quest'oggi sono delle madri di famiglia messe in casa dalla stessa industria. Ecco i modelli che quest'inverno sarebbe giusto non indossare:



E speriamo solo che la protesta di quelle povere donne serva a qualcosa, o utopisticamente a rendere all'Italia questo suo piccolo patrimonio storico:


Proteste a parte, mi riaggancio alla linea guida della discussione, suggerendo alla Befana di stare attenta alle nuove tendenze avvistate quest'anno sulle passerelle e che, dunque, troveremo nei negozi nella prossima primavera. Leader nel settore è MiuMiu; la stilista italiana quest'anno propone delle calze impreziosite da perle e piccoli cristalli per farne dei piccoli gioielli da gambe:


In ogni caso voi preferite le calze o ciò che c'è dentro? E cosa ne pensate della notizia dell'industria Omsa?

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